Fare volontariato in Hospice: gli step del percorso per formare i volontari

Il volontariato nelle cure palliative e negli Hospice presuppone un percorso di formazione articolato e dettagliato nello specifico Core curriculum della Società italiana di Cure palliative (SICP).

L’Associazione Amici dell’Hospice, che “arruola” volontari per le diverse attività all’interno dell’Hospice Kairós di Siracusa, ha a cuore la formazione dei propri volontari, affidata a psicologi professionisti e non solo da un punto di vista teorico e pratico (conoscenza dell’ambito in cui si opera, approccio al paziente ricoverato in Hospice e ai familiari). Ha altrettanto a cuore l’equilibrio interiore ed emotivo del volontario stesso che è la precondizione, innanzitutto, perché egli non nuoccia a se stesso e, parallelamente, perché possa costruire un rapporto di vicinanza e di fiducia con la persona malata e i suoi care givers.

Step 1 - Il colloquio motivazionale

Il colloquio motivazionale è la prima, fondamentale fase del percorso di formazione per il volontariato in Hospice. Un primo momento di conoscenza durante il quale lo psicologo responsabile della formazione dovrà: verificare le motivazioni esplicite e implicite, alla base del desiderio di intraprendere questo percorso, dell’aspirante volontario; comprenderne attitudini e bisogni reali; accertare che non abbia lutti recenti oppure non rielaborati; accertare, date le tematiche in oggetto, che non abbia una emotività labile. Gli ultimi due punti sono fondamentali per capire se esiste una predisposizione, da parte dell’aspirante volontario, a sviluppare un attaccamento non sano alle vicende personali e alle situazioni dei pazienti; a entrare facilmente in simpatia e non in empatia, rischiando così di farsi fagocitare dai vissuti degli altri; a immedesimarsi troppo e a rivivere, anche inconsapevolmente, esperienze personali attraverso l’altro, portando a casa le sofferenze con cui è venuto in contatto. Se, da una parte, ciò può essere di conforto al paziente e ai familiari in quel momento, non altrettanto vale per il volontario.

Step 2 - Costituzione del gruppo e incontri formativi

Raggiunto un numero massimo di 10-15 persone, inizia la formazione vera e propria, gestita da uno psicologo professionista, che dura, complessivamente, circa un anno e mezzo. Nella prima fase, teorica e interattiva – della durata di circa sei mesi – si alternano le diverse figure professionali operanti in Hospice: operatori socio-sanitari, fisioterapisti, medici.
L’obiettivo di questa prima fase è inquadrare le cure palliative e descrivere il contesto in cui l’aspirante volontario andrà a operare, anche attraverso consigli di lettura e testi come, per esempio, La morte di Ivan Il’ič di Tolstoj.

Nello specifico, durante questi incontri con cadenza quindicinale, l’aspirante volontario apprenderà:

  • cosa sono le cure palliative;
  • cosa dice la Legge 38 del 2010;
  • cosa significa fare volontariato in Hospice e il core curriculum del volontario;
  • cosa vuol dire stare accanto a una persona malata.

Comprenderà, inoltre, che:

  • l’esigenza di fare volontariato è, essenzialmente, un bisogno interiore e un’esigenza personale;
  • bisogna sospendere i giudizi, perché, se da una parte giudicare è umano e naturale, non tutti i pazienti sono uguali e ciascuno ha un proprio vissuto unico e complesso;
  • l’approccio del volontario è sempre uguale a livello comportamentale, ma deve essere calibrato rispetto al singolo, alla persona che si ha davanti: unica è la persona e la relazione che si crea con essa, unica è la risonanza che l’altro ha dentro di noi e uniche sono le reazioni che suscita in noi;
  • che c’è differenza tra simpatia ed empatia;
  • gli spazi del paziente e dei familiari vanno sempre rispettati;
  • il volontario deve essere attento osservatore e ascoltatore. Sentire è una cosa, ascoltare è un altra: significa non pensare subito alla risposta, ma dare spazio al silenzio.

Nel delicato contesto delle cure palliative è facile agire come il classico elefante dentro la cristalleria. La formazione permette agli aspiranti volontari, attraverso role playing e continuo confronto con lo psicologo di riferimento, di capire che non si è utili al paziente con l’intrattenimento, solo perché ci si convince che quello è il modo per rendersi utili. Le cure palliative implicano l’esserci e non il fare: esserci vuol dire, innanzitutto, capire di cosa ha veramente bisogno il paziente e non di cosa il volontario, se fosse al suo posto, avrebbe bisogno. Si tratta di un cambio di prospettiva necessario perché il rischio della proiezione è alto. A questo si può ovviare solo osservando con attenzione e praticando il silenzio e l’ascolto, da modulare sempre in base a chi si ha di fronte.

Step 3 - Dalla teoria alla pratica

Nel corso di questi sei mesi, gli aspiranti volontari hanno la possibilità di partecipare, senza ruolo attivo, ai diversi momenti che l’Associazione Amici dell’Hospice di Siracusa organizza in Hospice. Hanno modo, così, di conoscere l’ambiente, di affiancarsi ai volontari più anziani e dare un piccolo contributo in termini di presenza e partecipazione. Dopo i primi sei mesi, inizia una nuova fase in cui gli incontri formativi si svolgono mensilmente, ma contestualmente gli aspiranti volontari vengono coinvolti in attività più pratiche, una sorta di tirocinio: a ciascun aspirante viene assegnato un tutor tra i volontari più anziani. Sempre sotto la guida dello psicologo, i nuovi arrivati cominciano a vivere l’Hospice in maniera completa, sperimentano i diversi servizi e mansioni, partecipano alla vita di reparto e ai laboratori. Nell’arco di questo periodo, i volontari possono scegliere il servizio a cui dedicarsi specificamente, per cui si sentono maggiormente portati, che li fa stare meglio e a cui sentono di poter dare un contributo concreto.
Un momento culinario con i volontari dell'Hospice di Siracusa
Accanto a quelli mensili “istituzionali”, si moltiplicano i momenti di confronto e ciascuno può chiedere incontri individuali per analizzare il proprio status interiore in questa fase. L’aspirante volontario non agisce da solo, ma all’interno di un team, è guidato, sa cosa fare e fin dove può spingersi rispetto al paziente, può confrontarsi con gli altri per comprendere meglio chi ha di fronte. A conclusione dell’anno e mezzo canonico di formazione, il nuovo volontario inizia la sua attività in Hospice, sempre in affiancamento, e una fase di formazione permanente – che riguarda tutti i volontari, anche quelli anziani – con incontri a cadenza mensile.