Durante l’ Ἄνεσις in Hospice, secondo una tradizione che affonda le origini nell’antica ospitalità greca, gli inossidabili volontari creano un momento di incontro, condivisione, amicizia e gioia e tenera nostalgia in cui il cibo, le pietanze da loro preparate è protagonista e medium che veicola la relazione. Pazienti, familiari, equipe e volontari si ritrovano insieme per assaporare i manicaretti, lo sciogliersi del gelato tra le labbra sempre troppo riarse, il profumo della pizza, in una forma di catarsi collettiva che avviene due volte la settimana, tutte le settimane.
Il fermento – Zyme – che lega l’azione delle volontarie parla con l’enzima della speranza e dell’esistere che ogni cuore serba anche nelle condizioni più estreme del proprio esistere. Il fermento che dentro anima ogni azione dell’equipe a cui il gruppo di volontari appartengono in modo assolutamente integrante, accelera la condivisione di intenti; traduce quel “prendersi cura” che, navigati i bisogni, inventa un nuovo linguaggio che indica non “cosa” curare ma “come” curare.